Work-life balance
Equilibrio tra vita lavorativa e vita privata

Maurizio Massini
Il tema della “conciliazione” che andiamo a trattare, riguarda l’intera società: le donne, gli uomini, le aziende, le famiglie, la scuola, la politica, gli enti che si occupano di salute pubblica, l’organizzazione delle città, gli orari di apertura dei negozi e delle attività ricreative dei figli.
Per questa ampiezza di soggetti coinvolti, occuparsi di work-life balance vuol dire occuparsi della società e del suo benessere nel suo complesso.
Definizione di work-life balance
Il work-life balance, o equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, è la capacità di gestire in modo armonioso le esigenze del lavoro e quelle della sfera personale, senza che l’una comprometta l’altra. Significa avere tempo e spazio adeguati per adempiere alle proprie responsabilità professionali, ma anche per coltivare relazioni, interessi, salute e benessere.
Un buon equilibrio non implica una suddivisione perfettamente equa del tempo, ma piuttosto un senso di soddisfazione e controllo su entrambe le aree della propria vita.
Le cause del disequilibrio
Generali
Il disequilibrio tra tempo dedicato al lavoro e tempo dedicato alla vita privata è un problema sempre più diffuso nella società contemporanea.
Un primo aspetto da considerare è la mentalità orientata alla produttività e alla performance. Il valore dell’individuo è spesso legato alla produttività e al successo professionale. Quindi, trascurare il tempo personale non viene percepita come una rinuncia, perché compensata dalla percezione di contribuire alla costruzione di una identità positiva e ricca di valore. Inoltre, l’idea che per “avere successo” sia necessario lavorare a lungo, può spingere le persone a sacrificare la vita privata in favore della carriera.
Altro fattore importante è la costante connessione alla quale siamo esposti. Smartphone, email e piattaforme di lavoro remoto rendono difficile “staccare” dal lavoro, prolungando le ore dell’impegno professionale.
Quando un suono ci raggiunge, segnalandoci l’arrivo di una email o di un messaggio di lavoro, si attiva un senso di urgenza e il bisogno di smarcare un possibile impegno scioglie ogni confine tra lavoro e vita privata.
È diffusa l’abitudine di leggere le email di lavoro in ingresso prima di entrare in azienda. Questo sembra ridurre il livello di ansia, in quanto si scopre in anticipo cosa ci aspetta.
Il Covid ha reso comune il lavoro da remoto. Viene abitualmente chiamato Smart Working, ma in realtà è lavoro da remoto. Sebbene possa offrire flessibilità, spesso il lavoro da remoto fa sfumare i confini tra lavoro e vita personale. Le pause e gli intervalli vengono invasi da riunioni online che disconoscono ogni confine.
L’incertezza lavorativa e la precarietà del lavoro possono spingere le persone ad accettare orari più lunghi o incarichi extra per paura di perdere il posto. Questa forma di ricatto, pur non esplicitata, è però chiara nella testa dei lavoratori.
Esiste poi un elemento personale rappresentato da una cattiva capacità di gestire il proprio tempo, che si intreccia con carichi di lavoro eccessivi.
Le politiche di conciliazione sono poco presenti e l’idea di implementarle viene percepita come un ostacolo agli obiettivi di business. Strumenti come gli orari flessibili, il telelavoro regolamentato e i congedi per la famiglia che consentano a uomini e donne di modulare gli impegni lavorativi con la vita privata e familiare favorirebbero la quotidianità, con ripercussioni sul benessere psicologico e l’efficienza lavorativa.
Psicologiche
Analizziamo alcune cause psicologiche che alimentano il disequilibrio.
Il perfezionismo, l’eccessiva ambizione, il senso del dovere, l’aspirazione a eccellere e l’incapacità di dire no sono alcune delle ragioni che possono spingere l’individuo a non staccare dall’attività lavorativa. Inoltre, le pressioni sui lavoratori sono all’ordine del giorno. “I tempi sono stretti e dobbiamo consegnare”, “i colleghi sono malati e dobbiamo coprire i turni”, “non possiamo assumere in questo momento”: queste e altre ragioni legate al raggiungimento degli obiettivi aziendali inducono i lavoratori a mettere il lavoro davanti alla vita privata.
Lavoro per vivere o vivo per lavorare? Per alcune persone, il lavoro rappresenta il primo elemento costitutivo dell’identità. "Sono uno store manager" o "sono un avvocato", finiscono per sostituire "faccio lo store manager" e "faccio l’avvocato". La professione si sovrappone all’essere e il tempo per il lavoro finisce per coincidere con il tempo dedicato a se stessi. Con questi presupposti, la conciliazione tra vita lavorativa e vita privata perde parte della sua importanza. In questi casi, la persona si sente a suo agio se lavora e può trovare poco interesse per le altre attività.
I benefici di un buon equilibrio
Le aziende farebbero bene a considerare in modo positivo e favorire il work-life balance per i propri lavoratori. L’equilibrio si riverbera proficuamente in ambito lavorativo, quando le persone si trovano in uno stato di armonia generale. Tutto ciò aumenta la produttività, diminuisce lo stress, aumenta la capacità di risoluzione dei problemi e la disponibilità verso i colleghi, con importanti e positive ripercussioni sul contesto aziendale.
L’armonia derivante dall’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata genera migliori condizioni mentali e, di conseguenza, migliori condizioni fisiche. Da ciò derivano minori assenze per malattia, minore turnover e conservazione del know how. Non ultime, le conseguenze sul clima aziendale e sull’immagine esterna che produce, col miglioramento dell’attrattività verso altre risorse talentuose.
Promuovere il work-life balance nei propri dipendenti è un investimento, un segnale di cura verso le persone che concorrono allo sviluppo del business.
Strategie personali per migliorare il work-life balance
Il work-life balance può essere favorito, ma è innanzitutto una responsabilità della persona, la costruzione di uno stile di vita armonico e dai momenti di tensione ridotti a quelli fisiologici. Infatti, la ricerca di uno stile di vita sostenibile è la chiave di volta del benessere personale e professionale. La mente e il corpo sanno adattarsi molto bene agli stress intensi e di breve durata, mentre tendono a logorarsi quando la tensione perdura per lunghi periodi, anche se al momento non sembra di andare in sofferenza. Per questo è importante condurre uno stile di vita in equilibrio tra impegno e relax, tra obblighi e momenti di piacere, tra lavoro e tempo libero.
Organizzare e gestire il proprio tempo senza subirlo ma gestendolo, è necessario per non andare in affanno. L’obiettivo è sentirsi in ogni momento al posto giusto, senza avere la sensazione di essere qui, ma che si dovrebbe essere altrove a occuparsi di altro.
I confini ideali dello spazio che desideriamo dedicare alla professione ci devono essere chiari. Inoltre, dobbiamo essere noi per primi a rispettarli. La professione o il datore di lavoro possono farci pressione e siamo noi a difendere i confini che ci siamo dati. Non importa quanto ampi, l’importante è rispettarli. Per fare questo, talvolta dovremo dire di no alle richieste interne (il nostro senso del dovere) ed esterne (clienti e datori di lavoro).
Dire no ci espone allo sguardo contrariato di chi ci fa la richiesta, ma è la più importante forma di rispetto verso noi stessi.
Il ruolo delle aziende
Le aziende possono mettere in atto politiche specifiche di miglioramento del benessere dei dipendenti, mantenendo elevato il livello di efficienza.
In quest’ottica, la leadership delle grandi aziende, ma anche i piccoli imprenditori, farebbero bene a considerare il work-life balance come una priorità.
La flessibilità degli orari di lavoro, lo smart working, il telelavoro, l’organizzazione del lavoro ottimizzata per facilitare il lavoro svolto in autonomia.
Le aziende possono facilitare il work-life balance adottando una cultura organizzativa che valorizzi il benessere personale tanto quanto la produttività. Un primo passo importante è offrire flessibilità negli orari di lavoro, permettendo alle persone di organizzare le proprie giornate in funzione delle esigenze familiari o personali. Questo può includere sia orari flessibili che la possibilità di lavorare da remoto, almeno in parte.
Un altro elemento fondamentale è la chiarezza nelle aspettative: quando i dipendenti sanno esattamente cosa ci si aspetta da loro e in quali tempi, possono pianificare meglio le proprie attività, evitando sovraccarichi e stress inutili. In quest’ottica, è utile anche limitare il ricorso a comunicazioni fuori orario e promuovere una gestione realistica dei carichi di lavoro.
Le aziende possono investire in programmi di supporto al benessere psicologico, come momenti strutturati di ascolto e offrire benefit che supportino la vita privata, come congedi parentali estesi, permessi per esigenze familiari o agevolazioni per servizi di cura.
Spesso si promuove l’idea che possano servire i corsi di gestione dello stress. Lo stress invece va prevenuto, mettendo i lavoratori nelle condizioni di lavoro ottimali per limitare l’insorgere del disagio, delle tensioni e dello stress. Imparare a respirare, imparare a pensare diversamente nelle situazioni di tensione sono trucchi per resistere allo stress, ma esso esiste e logora gli organismi.
È essenziale che i leader diano l’esempio, rispettando i confini tra lavoro e vita privata e incoraggiando attivamente i membri del team a fare altrettanto. Una cultura aziendale che riconosce il valore dell’equilibrio non solo migliora la soddisfazione individuale, ma contribuisce anche a una maggiore motivazione, fedeltà e produttività nel lungo termine.
In conclusione
Il work-life balance permette una qualità della vita personale, aziendale e sociale migliore e in grado di far crescere il benessere collettivo. È necessario promuoverlo per il bene dell’intera società.