Gender decoupling
La prospettiva generazionale nel mutamento dei ruoli di genere
di Isabella Pierantoni
Isabella Pierantoni
Cuspide tra Baby Boomer e X Generation. Marchigiana.
Fondatrice di Generation Mover™, sociologa futurista, speaker e autrice, si occupa di convivenza generazionale, demografia e futuro per facilitare e sostenere i processi di cambiamento nel mondo
del lavoro e fuori. Futures skill, anticipazione e people-change management sono gli ambiti di riferimento del suo lavoro.
Board member dell’Italian institute for the Future, socia fondatrice AFI – Associazione futuristi Italiani.
Ogni generazione porta con sé un nuovo modo di leggere il mondo e, nel farlo, cambia qualcosa.
Alcune lo fanno rumorosamente, altre – a seconda dell’epoca in cui crescono – più timidamente, aspettando tempi migliori.
Ma tutte lasciano un segno: introducono nuovi comportamenti, valori e modelli sociali che, nel tempo, possono trasformare i sistemi economici, sociali e culturali.
Guardare la realtà attraverso la prospettiva generazionale aiuta a cogliere il ritmo dei cambiamenti nel tempo: nell’arco di un ventennio – il tempo necessario tra una generazione e l’altra – si possono rilevare fratture, o consolidamenti, che determinano l’evoluzione, o involuzione, del genere umano, ma troviamo anche i segnali di possibili direzioni del futuro.
Applicando questa prospettiva al piano sociale, è evidente che, se i Baby Boomer dopo le proteste politiche e sociali del ’68 hanno costruito il modello della famiglia moderna, e la Gen X ne ha sperimentato la crisi, oggi Millennials e Gen Z stanno portano avanti un cambiamento più radicale.
Stanno scollegando il genere dal ruolo sociale – Gender Decoupling -, e quindi dai comportamenti e dalle aspettative economiche che per secoli hanno sostenuto il sistema patriarcale.
Per le generazioni più giovani, il genere non è più una categoria rigida, ma uno spazio mobile di libertà in cui l’identità si costruisce e decostruisce continuamente, onlife. È un processo di decoupling dai ruoli tradizionali assegnati al genere biologico alla nascita.
In questo spazio ibrido Xennials e Gen Z hanno iniziato a rimodellare nuove forme di convivenza e relazione, è una rivoluzione che fa meno rumore, ma è più diffusa e sistemica: riguarda il modo in cui si vive, si lavora, si consuma, si ama.
Le famiglie LAT (Living Apart Together), ad esempio, rappresentano coppie che stanno insieme ma vivono separate, rompendo la regola dell’”insieme per forza”. Sono soprattutto Gen X o Millennials più adulti, anche con figli. Ci sono le coppie DINKY (Double Income, No Kids Yet), coppie con doppio reddito e senza figli (ancora) o senza intenzione di averne, nelle quali la genitorialità non è al centro del progetto di coppia. Cambia anche il modo di gestire l’economia famigliare: ad esempio, gli Zennials sono tra i maggiori utenti di Splitwise, un’applicazione popolare per gestire equamente il budget per le spese in comune.
Il gender decoupling non riguarda solo l’identità individuale ma anche il modo in cui si costruiscono i legami e si immagina un nuovo ‘noi’.
Anche il lavoro riflette una trasformazione importante
La carriera lineare non è più legata alla sola figura maschile: gli uomini, dagli Xennnials ai più giovani, rivendicano con più determinazione il diritto al tempo per sé e per la famiglia. Le donne rifiutano la retorica del ‘fare tutto’ e protestano per il peso del carico mentale.
Ma ogni cambiamento genera reazioni, uguali o contrarie, e non sempre della stessa portata.
Il movimento femminile 4B, nato in corea del Sud (B significa ‘No’ in coreano) ne è un esempio estremo: un rifiuto radicale di un sistema profondamente patriarcale e ostile alle donne. Le sue aderenti rifiutano i comportamenti socialmente attesi da una donna, ossia: “No dating, No sex, No marriage, No childbirth” – nessun appuntamento, nessun rapporto sessuale, niente matrimonio, nessuna maternità. Le donne che ne fanno parte scelgono di ritirarsi – decoupling – dal ruolo sociale tradizionale che le vuole madri, mogli o compagne di… È un gesto politico e personale allo stesso tempo: se la parità è impossibile dentro le regole del gioco, allora si sceglie di non giocare.
Un segnale, tra altri, che la trasformazione dei ruoli di genere non avanza senza contraccolpi.
All’estremo opposto, anche i femminicidi e il fenomeno degli Incel – uomini che si definiscono celibi involontari per colpa delle donne – possono essere letti come manifestazioni della stessa polarizzazione: una reazione alla difficoltà di ridefinire un’identità maschile in un mondo che rivede le regole di potere.
Speculare e contrario, è il fenomeno delle Tradwives (“Traditional Wives”)
Donne, quasi sempre Millennials, che sui social esaltano la femminilità tradizionale: moglie, madre e sposa per scelta, la sottomissione rivendicata in formato anni ’50, il tutto reinterpretato in chiave digitale.
A uno sguardo superficiale, potrebbe sembrare una regressione, ma anche qui il copione patriarcale viene riscritto: la “Trad Wife” digitale dà l’impressione di scegliere consapevolmente quel ruolo, non di subirlo. Per alcune è libertà di scelta, per altre una convenienza economica derivante dai social, per altre una fuga simbolica dalle pressioni performative e dalla complessità crescente del XXI secolo.
Questi estremi raccontano la stessa storia: la ricerca di una nuova relazione tra genere, libertà e potere.
Il “gender decoupling”, segnala una trasformazione antropologica di generazione in generazione: un lento ma progressivo allontanamento, a più velocità a seconda delle zone del pianeta, dal pensiero binario come unica lente per leggere il mondo.
